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domenica 5 luglio 2020

Necessità dell'anima in un territorio dalla discreta eleganza

(immagine tratta da  Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino)

Bere vino non è una necessità del corpo, ma dell’anima

Il Territorio della Provincia di Torino

L’area metropolitana della città di Torino è un territorio ricco in diversità paesaggistiche e grande variabilità di insediamenti antropici, si estende dal Pinerolese e la Valsusa ad ovest, la Collina torinese ad est, il Canavese a nord e la città di Torino a sud.
Si tratta di un territorio variegato che va da aree più pianeggianti e collinari , fino alle zone montane della Val Susa. In Italia è la quinta realtà vitivinicola per superficie coltivata in territori montani.
Nei quattro territori di produzione - Pinerolese, Valsusa, Colline torinesi, Canavese – vi è una secolare tradizione vitivinicola che ha dato origine a differenti varietà frutto, sia della ricerca di materiale vegetativo più resistente alle malattie, sia delle modificazioni genetiche generate dalle condizioni di microclima dove si trovano gli specifici vigneti.

I vitigni
Accanto a vitigni piemontesi tipici come: Barbera, Bonarda, Dolcetto, Freisa e Nebbiolo si trovano vitigni autoctoni che hanno un forte legame con il territorio e prevedono antiche tecniche di coltivazione tradizionali.
Ed ecco i vitigni autoctoni coltivati nei quattro territori i cui è divisa l’area:
nel Canavese: Erbaluce, Neretto e Ner d’Ala
nella Val di Susa: Avanà e Becuét
nel Pinerolese: Doux d’Henry e Chatus
nelle Colline torinesi: Cari (o Pelaverga) e Malvasia di Schierano.

Le Denominazioni d’Origine
I vini della provincia torinese, che derivano da tanta varietà di vitigni, hanno negli anni ottenuto il riconoscimento della Denominazione d’Origine. Nella provincia torinese sono ben sette le DOC che danno origine a 25 tipologie differenti di vini.
Nel 1967 la DOC Erbaluce primo bianco in Piemonte, e tra i primi vini italiani ad ottenere il riconoscimento, nelle tipologie Erbaluce di Caluso, Caluso Passito e Caluso Spumante.
Ancora nel 1967 la DOC Carema, un vino ottenuto da uve nebbiolo.
Nel 1973 la DOC Freisa di Chieri nei tipi secco ed amabile.
Nel 1996 arriva la DOC Canavese nei tipi Rosso, Rosato, Bianco, Nebbiolo e Barbera.
Sempre nel 1996 la DOC Pinerolese nei tipi Rosso, Rosato, Barbera, Bonarda, Dolcetto, Freisa, Doux d'Henry e Ramìe.
Nel 1997 la DOC Valsusa con i rari vitigni di Becuét e Avanà coltivato da pochissimi produttori.
Ultima nel 1999 la DOC Collina Torinese nelle tipologie Rosso, Barbera, Bonarda, Malvasia, Cari o Pelaverga.
L’Erbaluce ha ottenuto la denominazione di origine controllata e garantita DOCG nelle denominazioni Erbaluce di Caluso, Erbaluce di Caluso Spumante, Erbaluce di Caluso Passito, Erbaluce di Caluso Passito superiore; si tratta di una tra le 22 DOCG del Piemonte, regione che detiene il maggior numero di vini che hanno ottenuto tale riconoscimento.

Produzioni vinicole, vigneti, storia e territorio
Le produzioni vinicole della provincia di Torino provengono in larga parte da vitigni autoctoni coltivati in piccoli vigneti impiantati in aree cosiddette “marginali”che però presentano terreni capaci di dare vini di grande qualità.
Inoltre i vigneti, in particolare quelli di Carema e del Canavese, della Valsusa, di alcuni paesi del Pinerolese si inseriscono in territori con grande valenza paesaggistica, dove le vette delle Alpi fan da cornice. Alcuni vigneti si inerpicano ad oltre 1000 metri di altezza, e sono tra i più alti in Europa. Si tratta di territori impegnativi, ma affascinanti, dove si ritrovano i segni storici del lavoro e dell’ingegno umano in vigna.
Un territorio raccontato dai colori e profumi di una grande varietà di vini che comprendono bianchi unici come l’Erbaluce di Caluso, rossi di grande struttura come il Carema prodotto da uve Nebbiolo, e rossi di tradizione come la Barbera il Dolcetto, la Bonarda, la Freisa.
Un territorio di vette raccontate da un vino del pinerolese, il Doux d’Henry di un colore rosso chiarissimo, ottenuto dall’omonimo raro vitigno, che ci ricorda dell’incontro, avvenuto all’inizio del ‘600, del duca Carlo Emanuele I di Savoia con il re Enrico IV di Francia il quale divenne grande estimatore di questo vino. Il termine doux (dolce) ricorda che un tempo, dalla vinificazione delle uve, si ottenevano vini con residuo zuccherino elevato, un vino quindi che ci riporta indietro di secoli.
Un territorio racchiuso tra le cime alpine, tra cui svetta il Rocciamelone, che circondano i vigneti della Valsusa dove sono coltivati i vitigni Avanà ed il Becquét, emblema di questo territorio.
Non manca poi la dolcezza ed il brio di rossi amabili e mossi come la Freisa di Chieri nel tipo dolce amabile, una malvasia ottenuta dalle uve rosse di Malvasia di Schierano, il Cari (o Pelaverga) ottenuto dall’omonimo e antico vitigno a bacca rossa coltivato nelle colline della città dell’automobile, ricorda i profumi delle fioriture primaverili di gaggie e delle pasticcerie torinesi.
Per festeggiare tanta bellezza lo spumante DOCG Erbaluce di Caluso che attraverso le sue bollicine esalta l'acidità delle uve dovute ai terreni morenici su cui sono coltivate le vigne.
Per chiudere una giornata in compagnia di un libro e riflettere ecco la DOCG Erbaluce di Caluso Passito e Passito Superiore un vino che con la sua persistente densità collabora alla meditazione.

Conclusioni
Il territorio della Provincia di Torino con una così ampia diversità territoriale, paesaggistica e culturale – si va dalla città industriale (oggi post-industriale) alle valli ed i monti delle Alpi - offre vini per ogni occasione che invitano alla scoperta di un territorio ricco, ma discreto, come si conviene all'eleganza torinese.
Il racconto del territorio vitivinicolo della provincia di Torino può aiutare a comprendere come un’area relativamente piccola in superficie porta una ricchezza di produzioni uniche che non possono essere ripetute in nessun altro luogo.
A sud il Monviso guarda a Torino, alle sue colline ed alle valli di Susa che dividono l’Italia dalla Francia, dove il vino ha un altro marketing.
Saper vendere è molto importante, soprattutto nel mondo del vino, ma il saper vendere non potrà mai dare ciò che dà un territorio come quello italiano, che va dai ghiacciai delle Alpi alle isole del mare d’Africa, un territorio che, con la sua ricchissima variabilità, racconta attraverso i paesaggi l’uomo che li ha lavorati, un territorio che tramanda la storia attraverso vigneti e vini. E non a caso l’UNESCO ha inserito tra i patrimoni da tutelare i Paesaggi vitivinicoli delle Langhe-Roero e Monferrato del Piemonte e la Coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria.
L’Italia è una terra ricchissima in biodiversità e variabilità di territori che danno una varietà di produzioni, non solo vinicole, incomparabili ed uniche. I vini raccontano il territorio, la sua storia, il lavoro e l’ingegno umano, al vino occorre avvicinarsi come ci si avvicina a qualunque altro strumento culturale (un libro, la musica, gli spettacoli, i musei…).
Il vino è una via per la conoscenza, quando si beve occorre sempre farsi delle domande, perché bere vino non è una necessità del corpo, ma dell’anima.


1 commento:

  1. ...in attesa di un buon piatto, preparato con cura,un libro ed un bicchiere di vino sanno essere da corollario...
    vi consiglio " il sentiero"..o.."la fortuna dello sfigato"..li trovate su Amazon.
    quando il piatto sara' in tavola anche la mente avrà pranzato...

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